“Nordovest bardato di stelle, intervista con Giampiero Pani”
Articolo apparso su Quotidiano Piemontese
——-
“Ho terminato la lettura di Nordovest Bardato di Stelle. Lettura piacevolmente scorrevole di un romanzo molto ben scritto e che ricorda quei piatti particolarmente riusciti e composti da ingredienti che penseresti (quasi) incompatibili, ma che alla fine si amalgamano perfettamente fra loro: fuor di metafora, la quotidianità e la serenità di una tranquilla vita matrimoniale, appena appena messa in pericolo da una donna bellissima e misteriosa; i ricordi di viaggi in paesi lontani ed affascinanti (e popolati da personaggi quanto meno singolari); gli echi di una vicenda lontana nel tempo e nello spazio.
Il tutto avvolto in una storia thriller la cui soluzione sfugge – così almeno è stato per me – ad ogni previsione.
Insomma, mi è piaciuto. E tanto.”
(Renato Costagliola)
——-
“… Sono a buon punto nella lettura. Sapevo che scrivevi bene e che la fantasia non ti mancava (c’è un pizzico di ironia) ma non che fossi anche un maestro della narrazione. Sono molto belle le descrizioni e il geniale mosaico degli intrecci.
Il romanzo è avvincente e non se ne immagina la conclusione: il che non capita spesso.
Comunque, e lo ripeto volentieri, sei molto bravo. Solo chi è abituato a scrivere sa che l’apparente spontaneità e la scorrevolezza sono il risultato di consapevole e continua vigilanza.
Ti dirò comunque di nuovo, a conclusione raggiunta. Vista la premessa mi aspetto molto…
Ho terminato ieri sera il libro. Ti confermo il giudizio già espresso. Posso aggiungere che ho avvertito cenni autobiografici. Hai scritto molto di te. Posso concludere dicendo che tu hai molti mondi; io respiro in uno solo.
Riprovaci.”
(Antonio Iorfida)
——-
“Come promesso quando ci siamo incontrati, ti scrivo con grande piacere le mie sensazioni di lettrice.
Ho divorato in pochi giorni le tue avvincenti pagine immedesimandomi profondamente con le riflessioni esistenziali sul desiderio di avventura, smania di libertà, necessità di meraviglia, elogio del volo che si contrappongono all’amore.
Mi sono ritrovata più volte a non poter resistere all’interruzione forzata di una storia e a dover andare avanti nella lettura per ritrovarne il filo misterioso.
È stato come ritrovarsi in un film il cui montaggio alternato mi ha permesso di seguire molte strade per poi ritrovarne un’unica maestra.
Grazie davvero di cuore per questa lettura ispirata, ricca di suggestioni e di stili, che mi ha permesso di riflettere sulla vita e su me stessa.
Mi rimane quindi un’unica domanda: quando potrò leggere il tuo prossimo romanzo? Non vedo l’ora!
Grazie ancora e buon nuovo anno di proficue scritture!”
(Chiara Vigo)
——-
“Il primo libro (speriamo proprio che non sia l’ultimo) di Giampiero Pani è un
libro veramente gradevole.
Lo stile dell’autore è gradevole, all’altezza dei fatti, che hanno
implicazioni religiose lato sensu, di cui tratta. Le descrizioni e le
ambientazioni sono accurate al punto di permettere di vedere (o credere di
vedere) i luoghi in cui si svolgono i fatti.
La vicenda narra di un uomo, Tommaso Penna, che ha raggiunto ad un certo
punto la consapevolezza che il fascino dell’avventura, la conoscenza di nuovi
posti e nuove persone rappresentano un aspetto bellissimo della vita… ma di più
bello c’è l’amore (mi vengono in mente, scrivendo, le ultime parole di
Christopher McCandless, il protagonista di Into the Wild: Happiness is nothing
if it is not shared) e in particolare quello verso un figlio… figlio che
rappresenta veramente l’eredità che lasciamo al mondo.
Egli è dunque un assicuratore, sposato e posato, con una vita tranquilla e
con una Vespa quale abituale compagna di gite per la città.
Ciò nonostante è l’avventura, questa volta, che raggiunge lui e lo coinvolge,
costringendolo a schierarsi in un conflitto dove da un parte ci sono certamente
i cattivi e dall’altra… non si sa bene.
E’ probabile che il libro possa piacere di più ad una persona che viva o
abbia vissuto a Torino, conosca piazza Castello, il Duomo, la Dora, la collina;
ancor più il romanzo può colpire in alcuni punti chi ha figli e chi è in attesa
di un figlio… ed io, casualmente mi trovo ad avere tutte le tre caratteristiche
citate (oltre ad avere da quasi trent’anni una Vespa).
Ma l’eleganza dello scritto, lo stimolo e la curiosità di capire che cosa
stia succedendo e, non ultimo, un pizzico di ‘divertita contentezza’ – per
usare le parole dell’autore stesso – spronano ad arrivare alla conclusione
anch’essa, per certi versi, torinese, ma con un respiro molto ma molto più
vasto.”
(Effiong Ntuk)
——-
Un testo di agevole lettura, che ti prende fin dalle prime pagine e ti porta in un mondo di viaggi ed avventura (nel senso più alto del termine), mischiando felicemente più piani temporali, anche se il protagonista sostanzialmente non si muove da casa sua. Appare quasi una sorta di manifesto programmatico sul sentire dell’Autore e sul significato più profondo del termine “viaggiare”, grazie anche a tutta una serie di riferimenti storici. Posso dire che aspettiamo il seguito delle avventure di Tommaso …
(Paolo Nuccio)
——-